顏真卿 (709-785)
Yan Zhenqing, in giapponese Gan Shinkei (709–785), nacque a Linyi, nella provincia dello Shandong, in una famiglia di stimati accademici che da generazioni serviva la corte imperiale. Suo padre Yan Weizhen era un eccellente calligrafo, e la madre, Signora Yin, una donna di grande cultura. Fin dall’infanzia Yan Zhenqing seguì la tradizione familiare e sotto il severo controllo materno diventò ben presto versato in letteratura e confucianesimo.
A ventidue anni sostenne gli esami imperiali ottenendo il titolo di Jinshi, che potremmo equiparare all’incirca alla nostra laurea odierna. Gli fu concessa tuttavia la rarissima opportunità di sostenere un altro esame imperiale molto speciale, riservato esclusivamente a pochi candidati distintisi per i loro eccezionali talenti, e ancora una volta brillò.
Grazie ai suoi meriti accademici dunque Yan Zhenqing fece una rapida carriera burocratica. La sua rettitudine e la sua franchezza erano molto apprezzate dal popolo, ma infastidivano il Grande Consigliere, che nel 753 ottenne di farlo allontanare dalla capitale.
La guerra civile
Arrivò a Pingyuan, a prendere il suo posto di governatore, mentre stava per scoppiare la rivolta di An Lushan. Con la sensibilità politica sviluppata a corte, Yan Zhenqing colse subito la gravità della situazione, e decise di prepararsi immediatamente alla guerra fortificando le mura della città e accumulando scorte alimentari. Inviò all’imperatore Xuanzong un’accorata richiesta d’aiuto che venne ignorata.
Nel dicembre del 755 An Lushan e Shi Siming si ribellarono, e l’esercito del governo Tang, impreparato ad affrontare la rivolta, si ritirò dalle prefetture della zona di Heshuo, che comprende le odierne province dello Shandong, dell’Hebei e dell’Henan. Solo il Pingyuan governato da Yan Zhenqing riuscì a resistere e, unendo le sue forze a quelle del cugino Yan Gaoqing, governatore del Changshan ( le odierne province del Quyang e dell’Hebei) respinse i ribelli. Il governo nominò Yan Zhenqing viceministro delle finanze, conferendogli il potere militare di collaborare con il generale Li Guangbi per soffocare definitivamente la rivolta.
L’esercito di Yan vinse molte battaglie e riconquistò il controllo di gran parte dell’area di Heshuo. Nel 756 salì al trono l’imperatore Suzong e Yan Zhenqing venne promosso ministro del lavoro. An Lushan attaccò tuttavia di nuovo l’Hebei a sorpresa, costringendo Yan ad abbandonare la sua sede e tornare a corte. Nominato ministro della legge, a causa della sua franca ostilità nei confronti della corruzione dilagante tra i funzionari, subì molti rovesci di fortuna, venendo più volte retrocesso e ripromosso.
Gli ultimi anni
Nel 764, l’imperatore Daizong gli concesse il titolo di Duca di Lu a dimostrazione della sua riconoscenza per la lealtà mostrata verso il governo e per il coraggio dimostrato durante la Rivolta di An Lushan. Tuttavia il temperamento retto e ostile a ogni compromesso di Yan continuava a infastidire il Gran Consiglere Lu Qi, sempre più potente, e finì per costargli la vita.
Nel 784, si ribellò il commissario militare di Huaixi, Li Xilie. Lu Qi mandò Yan Zhenqing a negoziare con lui nella speranza che venisse ucciso. Li Xilie cercò con le minacce e le lusinghe di convincerlo alla resa, ma Yan Zhenqing non cedette. Secondo la leggenda, Li Xilie appiccò il fuoco nel cortile del palazzo minacciando Yan Zhenqing di bruciarlo vivo. Vedendo che il suo avversario si avviava spavaldo verso le fiamme, Li Xilie non poté far altro che mostrargli pubblicamente il suo rispetto.
Ma Yan Zhenqing fu strangolato in gran segreto meno di un anno più tardi nell’Henan, nel tempio di Longxing. L’imperatore Daizong ordinò cinque giorni di lutto e gli conferì il titolo postumo di Wenzhong.
La scomparsa di Yan Zhenqing fu pianta dall’esercito e dal popolo e in suo onore venne costruito un tempio. Nell’epoca Song il tempio fu trasferito nello Shandong, dove si trova ancora oggi.
La calligrafia
In Cina Yan Zhenqing viene considerato l’unico calligrafo che abbia raggiunto la grandezza di Wang Xizhi. Specializzato in kaishu e caoshu, con il suo stile aprì una nuova fase, improntata a una calligrafia forte e ardita. Imparò come tutti i maestri dai maestri che l’avevano preceduto, e i critici dividono il suo stile in tre periodi fondamentali.
Il primo periodo
Il primo periodo durò fino ai suoi cinquant’anni, secondo la maggior parte degli studiosi di calligrafia, anni durante i quali Yan sperimentò diverse tecniche e cominciò a sviluppare un genere di scrittura personale. In gioventù aveva studiato sotto la guida dei celebri Zhang Xu e Chu Suiliang. Zhang Xu eccelleva nel caoshu, che privilegia l’andamento fluido dei caratteri e dell’insieme, mentre Chu Suiliang andava famoso per il suo kaishu raffinato.
Yan aveva tratto ispirazione anche dallo stile degli Wei del Nord, nato presso le minoranze nomadi settentrionali, che metteva l’accento soprattutto sulla forza e sulla semplicità dell’esecuzione.
Nel 752 scrisse una delle sue opere più celebri, la Stele della Pagoda di Duobao. Composta da 34 file di 66 caratteri ciascuna, la stele in onore dell’imperatore Xuanzong – all’epoca fervente buddhista – è scritta in uno stile vicino a quello dei primi calligrafi Tang, che mettevano particolare attenzione all’eleganza aggraziata dell’esecuzione, ma al tempo stesso persegue compostezza e fermezza della pennellata, strutturando i caratteri su schemi netti e precisi ma mantenendo la morbidezza del tratto.
Osserviamo in questo lavoro una grande varietà di esecuzione dei punti, dai più squadrati a quelli più arrotondati. I tratti orizzontali hanno un’entrata inclinata con appoggio marcato e in uscita l’appoggio è di nuovo pronunciato e discendente verso destra con arrotondamento. I tratti verticali terminano a punta aguzza, l’entrata è in genere pronunciata grazie a un appoggio energico. Le uscite a gancio di questo periodo sono nette e in genere a punta orizzontale verso sinistra. Gli angoli dei tratti combinati orizzontale/verticale sono eseguiti in modo da determinare un iniziale arrotondamento con appoggio successivo. I caratteri composti da pochi tratti occupano uno spazio rilevante, e quelli composti da molti tratti si restringono diventando più densi.
La Stele della Pagoda di Duobao è conservata nel museo Bei Lin (“Foresta delle stele”) di Xi’an.
Cliccando sulla copertina del libro si aprirà una nuova finestra in cui potrete esaminare i calchi di tutta la stele nella digitalizzazione di un volume composto da 66 fogli.
Periodo di consolidamento
Durò per Yan Zhenqing dai cinquanta ai sessantacinque anni, durante i quali scrisse alcune opere famose come la stele di Guojia Miao e Magu Shan Xiantan Ji, in uno stile decisamente più maturo del precedente. Era maggiore la forza impressa al pennello dal suo asse centrale, e la tecnica si era arricchita grazie allo studio del zhuanshu e del lishu, che ingentilivano l’entrata e l’uscita dei tratti. Aveva adottato la regola del “tratto orizzontale sottile e tratto verticale spesso”, gli spessori variavano per sottolineare l’inclinazione e il flusso e punti e tratti obliqui terminano aguzzi e si perde la caratteristica dell’arrotondamento finale dei tratti orizzontali. Per quanto concerne la struttura dei caratteri, lo stile di Yan mostra un impianto quadrato e sobrio, che lascia uno spazio interno maggiore e tratti più fitti all’esterno, una struttura che ricorda appunto i più antichi zhuanshu e lishu. In quanto allo spazio vuoto tra i tratti i caratteri sembrano compattarsi verticalmente, lasciando poco spazio fra le linee. Possiamo quindi dire che lo stile maturo di Yan Zhenqing aveva abbandonato la tendenza alla sontuosa raffinatezza dei primi calligrafi Tang, diventando più diritta, robusta, piena e controllata, e tralasciando ogni inclinazione alla grazia esile e capricciosa.
Notiamo che le uscite dei tratti orizzontali, seppur ancora marcate, perdono ogni eccesso. Soprattutto nei tratti discendenti verso destra e nei ganci le uscite cambiano, diventando più complesse, eseguite con un movimento supplementare del pennello prima del distacco vero e proprio.
Il periodo del compimento
Nei dieci anni che precedettero la sua morte, la calligrafia di Yan Zhenqing raggiunse il suo apice. Lo stile continuava a migliorare a ogni opera, culminando nel suo capolavoro, la stele di Yan Qinli, dove la maestria si esprime in ogni singolo tratto di uno stile che dietro la sua sobrietà e compostezza formale lascia trasparire una passione e una vitalità straordinarie.
Influenze
Lo stile di Yan Zhenqing aveva assimilato l’essenza dei cinque secoli precedenti, e quasi tutti i calligrafi che lo seguirono furono in un modo o nell’altro influenzati da lui. Suo contemporaneo, il grande Liu Gongquan studiò con lui, e Yang Ningshi, il calligrafo delle Cinque Dinastie, ne ereditò completamente lo stile, al quale diede più audacia.
La moda di scrivere “alla Yan Zhenqing” raggiunse il suo vertice durante la dinastia Song. I “Quattro Grandi Maestri Song” – Su Shi, Huang Tingjian, Mi Fu, Cai Xiang – studiarono tutti il suo stile.
Dopo i Song la popolarità di Yan Zhenqing declinò, mentre prendeva piede una ricerca calligrafica più astratta, fino al secolo scorso, quando riconquistò la sua popolarità.
Ancora oggi non c’è apprendista calligrafo in Cina che non si cimenti con lo studio e l’imitazione di Yan Zhenqing, la cui influenza si è estesa anche in Corea, Giappone e nell’Asia sudorientale.
Riproduciamo qui alcune parti dell’Eulogia per mio nipote, un’opera che nel corso dei secoli è stata oggetto di critiche controverse, rivelatrici di un gusto estetico contrastante, specchio di epoche diverse.
vedi il rotolo conservato al National Palace Museum
Scritta in occasione della morte del giovane nipote Yan Jiming, decapitato per rappresaglia durante la rivolta di An Lushan, esprime il fiume in piena delle emozioni del calligrafo, devastato dal dolore per la tragedia.Trascurando ogni considerazione e obiettivo estetico, la scrittura disordinata e convulsa che crea a tratti un senso di profondo disagio nell’osservatore, rivela ciò nonostante una consumata perizia e un talento che fanno del suo xingshu uno straordinario esempio, a detta di molti critici secondo soltanto al corrente della Prefazione del Padiglione delle Orchidee di Wang Xizhi. Abbandonata ogni tensione a un risultato formale, l’opera sembra esprimere il concetto di purificazione attraverso la tragedia, e trasformando il “brutto” in straordinaria bellezza, ci parla della rivelazione divina dove i due opposti, tecnica ed emozione, si fondono in un’esperienza di vera realizzazione.